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I costaioli
Maiori ha avuto due momenti importanti nell’arte pittorica: il primo a cavallo tra il XVI e XVII secolo, il secondo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Il primo periodo, caratterizzato dall’arte sacra, ebbe uno sviluppo che seguì l’evoluzione della massima espressione artistica del tempo, denominata “manierismo”, di prevalente carattere decorativo cui faceva da cornice la narrativa biblica o quella agiografica dei santi. Di questa scuola, che nel napoletano faceva capo a G. Battista Lama e al Buono, troviamo in Maiori riscontro nella pratica pittorica dei D’Amato. La bottega dei D’Amato, che lasciò nelle chiese di Napoli e della costiera le testimonianze della propria pregevole arte, con Giovanni Antonio D’Amato, raggiunse in poco tempo tale fama da essere considerata una delle più attive di questo periodo, ritenuto il secolo d’oro della pittura napoletana.
Il secondo periodo, iniziato nel secolo scorso, vide la nascita di una importante e rinomata scuola locale, detta dei Costaioli, che si formò attorno ai maestri Raffaele D’Amato e Gaetano Capone.
L’esperienza dei “Pittori di Maiori”, così li definisce il prof. Massimo Bignardi, trae linfa da una fortunata congiuntura che, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, porta in Costiera illustri presenze di artisti europei. <<Il paesaggio diviene, così, uno spazio carico di tensioni e di inquietudini, di passionalità, ricercate nel movimento dei colori, nelle macchie, nelle vibrazioni cromatiche: è quello che Stendhal chiama la “disperazione della solitudine”>> (prof. Massimo Bignardi).
Il caposcuola fu Gaetano Capone (Maiori 1845-1924), autore tra l’altro di numerosi dipinti e affreschi realizzati per la Collegiata di Santa Maria a Mare. Subito dopo gli studi il Capone si trasferì a Roma dove fu allievo di Cesare Fracassini e con il quale collaborò agli affreschi della Basilica di San Lorenzo. I frutti di questa esperienza si riflettono senz’altro nella realizzazione delle opere realizzate per la Collegiata, per la Badia della SS. Trinità di Cava e per le chiese di Fisciano e Casalvelino. Dopo la morte di Fracassini nel 1868, Capone tornò a Maiori e sulla sua scia seguì una nutrita schiera di artisti maioresi: Raffaele D’amato, Angelo Della Mura, Antonio Ferrigno, Luigi Paolillo e gli amalfitani Enrico Lucibello e Pietro Scoppetta. Nei primi decenni del Novecento fece seguito una seconda ondata di artisti: Antonio Rocco, Luca Albino, Manfredi Nicoletti, Ignazio Lucibello, Gaetano Cimini, Paolo Caruso, Ulderico Forcellini, Vittorio Acabbo.