Sabato 14 settembre a partire dalle 09.30, con il patrocinio del Comune di Maiori, si incontreranno gli ex collegiali del preventorio “Stella Maris” di Maiori nel Salone degli Affreschi di Palazzo Mezzacapo.
Nel 1947 la Congregazione delle Suore Serve di Maria Riparatrici acquistava per 3 milioni in contanti il Palazzo Mezzacapo con annesso agrumeto a Maiori sulla costiera amalfitana per farne il Preventorio “Stella Maris”, “destinata ad accogliere i bambini bisognosi dai 6 ai 12 anni della Campania bisognosi di temprare le proprie nascenti energie”. Successivamente grazie ad un congruo finanziamento governativo dell’Alto Commissario Igiene e Sanità fu edificato accanto un nuovo complesso. Nel 1950 il collegio entrò a pieno regime ospitando in colonie permanenti per il ciclo scolastico – (da ottobre a maggio 400-500 bambine/i) – e in colonie estive da giugno a settembre – (tre o quattro turni per 1000-1500 bambine/i) – i figli di dipendenti pubblici. Nel Collegio sono stati ospitati circa 50.000 bambini provenienti da tutta la Campania e Italia meridionale, fino ad agosto del 1983, quando, dopo il terremoto del 1980, la Congregazione decise chiudere il collegio, vendendo il tutto al Comune di Maiori.
A distanza di anni, su iniziativa dell’ ex collegiale ebolitana Nicoletta Spaduzzi, che vive oggi a Torino, donna impegnata nel sociale, si sono ritrovati in un gruppo su Facebook “Colonia Stella Maris -Maiori” circa 700 di quei bambini ospitati nel Collegio, per condividere foto, ricordi e pareri spesso discordanti su quegli anni passati durante le colonie estive e la frequentazione del ciclo scolastico elementare.
Il primo risultato di tale confronto senza rete e senza fare sconti alle Suore e ai loro metodi educativi è stato un libro omaggio ai soci scritto da Giovanni Marino (“Cinque anni a Maiori nel collegio Stella Maris”) originario di Nusco e animatore di una Associazione Culturale.
Un ritorno al futuro per tentare di riconciliare quegli anni con il presente e un amarcord per ritrovarsi in fraternità e far vivere il “fanciullino” che come persone mature vorranno di nuovo ascoltare.