Castello di San Nicola de Thoro-Plano

Il Castello di San Nicola de Thoro-Plano includeva in origine una superficie di ca. 7500 m².

“… Ed un vasto castello da rifugio, pegli estremi casi di espugnazione del baluardo, venne costruito sulla prominenza della Posula, fralle contrade Accola e Carpineto, dirimpetto in distanza diritta un terzo miglio ai descritti fortilizii S. Angelo e S. Sebastiano; formato da un circuito di mura, che distendeasi, come vedesi tuttora, per 270 passi geometrici, o pressoché 550 metri lineari, in una figura indefinibile, or più or. Meno a pendìo, con nove torri semicircolari, a varie distanze, munito similmente di merli, feritoie, spladi e contrafforti; pieno di caserme, e di casolari ancora, capaci di alloggiar una forte guarnigione non meno, chè molte centinaia di cittadini; opportunamente provveduto di magazzini e cisterne, oltre una polla nella china di ovest; e fornito pure di una chiesa trinavata, con adiacente campanile, nella pendice meridionale, sotto il titolo di S. Nicola de Toro-plano, da cui prendeva nome il castello medesimo. Tali fortificazioni stettero salde a varie aggressioni, persino alla seconda dei Pisani, avvenuta nel 1137, quando due anni dopo la prima, avendo Amalfi capitolato, e gli altri castelli della Costiera resistito; vennero questi ad estremi sforzi espugnati e distrutti. Quei di Majori furono ristrutturati, e consta tuttora il ristauro:degli altri rimane poco più che una rimembranza. Del Castello de Toro-plano sussistono le mura, e le torri, bastantemente rispiarmiate dalla edacità del tempo. Fino a 40 anni addietro restava pure buona parte dei casolari e caserme: or’ appena qualche avanzo. A quel tempo esistevano benanche le mura della chiesa col campanile benché soppressa fin dal 1593, allorché furono incamerate le rendit alla massa capitolare della insigne collegiata, di cui terremo discorso a suo luogo. Piucchè il tempo, la improbità e la indolenza, non fanno essre in migliore stato questo monumento, che fino a po’ fa gli straniri visitavano, d i paesani, nelle feste di Pasqua e di Pentcoste, ogni anno esilaravano; ed ora pur questo dalle politiche vicende interdetto, messo l’intorno a coltura del capitolo della collegiata predetta da cui si possiede …”

Filippo Cerasuoli 1865